Si avvicina sempre più l’inizio di stagione, tutte le squadre si stanno preparando per affrontare al meglio il campionato. Ma, per i top team d’Europa, un occhio di riguardo va alla coppa dalle grandi orecchie: la Women’s Champions League. Il torneo che permette, a chi, di entrare di diritto nella storia del calcio femminile con la nuova formula avrà un budget più alto, in linea con la crescita esponenziale di questo sport.

UEFA Women’s Champions League: la massima competizione europea

La UEFA Women’s Champions League è la massima competizione calcistica europea per club, istituita dalla UEFA nella stagione 2001-02 con il nome di UEFA Women’s Cup. Omologo femminile della UEFA Champions League, è riservata alle squadre classificatesi ai primi posti nei rispettivi campionati nazionali europei. Vengono iscritte al torneo le società vincitrici dei rispettivi tornei nazionali, siano essi un campionato o una coppa (se non è prevista una lega nazionale). Sono riservati due posti per le prime dodici federazioni nazionali nel coefficiente UEFA, compresa l’Italia, mentre tutte le altre possono iscrivere una sola squadra.

Women’s Champions League 21/22: nuovo format

Sarà un’Europa di grandi risorse economiche quella del calcio femminile: la Uefa Women’s Champions League da quest’anno sarà più ricca. Infatti a tutti i club partecipanti alla prossima edizione verrà garantito un aumento dei premi grazie anche al cambio di format. Si partirà dalla fase a gironi – come nel maschile – e non dai sedicesimi come accadeva negli anni scorsi. In Italia, a causa del ranking basso nel calcio femminile, Juventus (campione d’Italia) e Milan (seconda in Serie A), per accedere ai gruppi, dovranno superare ardui preliminari che avranno inizio il 18 agosto.

Premi quadruplicati: contributi anche a chi non partecipa

Sarà, però, fondamentale per le due italiane qualificarsi alla fase a gironi dove le squadre riceveranno una quota minima di 400mila euro, almeno cinque volte più di quanto negli anni scorsi veniva assegnato ai club al passaggio del primo turno. La squadra che poi nella finale dell’Allianz Stadium di Torino alzerà la Champions League potrebbe guadagnare (in base ai risultati ottenuti) fino a 1,4 milioni di euro.

Ma non solo: la nuova Champions League femminile distribuirà più soldi anche ai club che non vi parteciperanno. Affinché il sistema del calcio femminile possa crescere in maniera più sostenibile, infatti, con la modifica della Women’s Champions League da parte della Uefa verranno redistribuiti 24 milioni di euro al calcio femminile europeo (una cifra quattro volte più alta rispetto a quella attuale) di cui il 23% verrà messo a disposizione, tramite «pagamenti di solidarietà», ai club non partecipanti, ma appartenenti ai campionati nazionali europei rappresentati nella competizione.

Per chiarire il concetto, per esempio, se le squadre femminili di Juventus o Milan dovessero riuscire a fare un buon percorso in Europa oltre a guadagnare di più come singoli club, farebbero guadagnare di più anche tutti gli altri club di Serie A. Quindi a chi giocherà la prossima Women’s Champions League verranno garantiti più contributi economici, ma allo stesso tempo verranno sovvenzionate anche le società con minori possibilità affinché possano crescere attraverso un sostegno reale con l’obiettivo di raggiungere un livello professionale elevato e competitivo.

Sponsorizzazioni e diritti televisivi: questo è vero calcio

All’interno di questo nuovo modello, introdotto per la prossima stagione, ci saranno anche altre specifiche come la centralizzazione delle sponsorizzazioni e dei diritti televisivi dalla fase a gironi in poi. Svolta epocale se si pensa che nelle scorse stagioni la Uefa deteneva solo i diritti di semifinali e finale. Il calcio femminile in Europa sta diventando una priorità strategica e l’Italia è pronta a farne parte. Questo sarà un anno di transizione e poi, dalla stagione 2022/23, per la prima volta nel nostro paese uno sport femminile diventerà professionistico e allora sì che ci sarà bisogno del sostegno della Uefa per riuscire a sostenere i costi che questo cambiamento epocale comporterà.